A Mia nonna,
La piccola libellula viveva con le altre larvette, sue sorelle, sul fondo dello stagno, dove giocavano, si nutrivano, si difendevano dagli assalti dei pesci grandi. Poi un giorno decise di salire in superficie e di scoprire cosa c’era fuori. Un gesto coraggioso, accompagnato però da una promessa: “Tornerò a raccontare quello che ho visto”.
Le piccole larve, infatti, non capivano cosa succedesse lassù e perché tutte le loro sorelle più grandi, una volta intrapreso quel misterioso viaggio, non fossero mai tornate.
Quando toccò alla libellula coraggiosa arrampicarsi su uno stelo lunghissimo per affiorare in superficie, rimase senza fiato: pervasa dai raggi del sole, dalla bellezza delle ninfee, dai fiori colorati, dalla grandiosità della natura e del cielo… ora le erano spuntate le ali!
La felicità della scoperta fu presto offuscata dalla consapevolezza che non avrebbe potuto mantenere la promessa fatta alle sorelle: ormai non respirava più nell’acqua, come le larve, e non avrebbe potuto ritornare da loro a raccontare ciò che c’era lassù, sopra lo stagno. Non c’era nulla che potesse fare per tenere fede alla parola data. Questo era il destino di tutte le libellule.
La malinconia della libellula non durò molto, perché sapeva che anche le sue sorelle, un giorno, avrebbero volato felici sopra lo stagno. E avrebbero capito quello che era successo. Un giorno, tutte si sarebbero riunite lassù e questo pensiero cancellò la sua tristezza. (“La storia della libellula coraggiosa“ Chiara Frugoni).
Questa è la storia che una mamma racconta al suo bambino per spiegargli la morte del nonno.
La morte è come un viaggio che da vivi non possiamo capire. Possiamo provare ansia e paura, ma fa parte del ciclo di vita.
E' una storia che attraverso la metafora del viaggio parla della perdita, della separazione definitiva da una persona cara. Allo stesso tempo ci mostra un modo per reagire a questa: immaginare cosa ci sia dopo. Un modo differente di vedere la morte, come un continuo, non la fine.
Dalla storia si capisce che la morte provoca reazioni di sofferenza molto forti sia per chi resta sia per chi va via: non riusciamo a capire, ad accettare di non poter più parlare con il nostro caro, non sentire più la sua voce, non vederlo più.
Come nella storia la separazione fra le libellule è un evento negativo che spaventa, così la morte per noi è un evento spaventoso perché non possiamo più vedere il nostro caro. Non possiamo più sentirlo, parlarci e sapere come sta.
Ma se impariamo a vedere la morte come un evento naturale e accettarlo potremmo riuscire a reagire alla perdita e al dolore che proviamo in modo più sereno.
E' importante accettare la morte, non averne paura perché non è qualcosa che finisce ma è un momento che fa parte della vita.
Con l'elaborazione del lutto si supera la perdita e si riprende gradatamente la propria vita, ognuno con i propri tempi. In molti casi il processo di elaborazione si blocca, non si accetta la perdita e sentimenti di rabbia e ansia si sostituiscono al dolore e all'accettazione. Ci si sente apatici, privi di motivazione, tristi e ci si isola dal mondo.
Cosa possiamo fare se ci accorgiamo di non stare bene, nonostante sia passato già del tempo dalla morte del nostro caro?
👉 Non stare soli: chiedi aiuto ad amici, parenti, o persone che hanno già affrontato situazioni simili
👉 Attiva un rituale di separazione per lasciar andare la persona che è morta: per esempio andando al cimitero, scrivendogli una lettera per salutarla, scrivendogli una lettera per trasformare la tristezza in gratitudine
👉scrivi tutte le emozioni che provi, ti aiuterà a riconoscerle e accettarle. Accettare la sofferenza per la perdita ed esprimere il dolore è utile per trovare un modo di reagire alla mancanza del caro
👉 prenditi cura di te con una buona alimentazione, sport e riposo