lunedì 18 giugno 2018

Senso di colpa: come gestirlo?

Cos'è il senso di colpa
Il senso di colpa è un'emozione ci permette di rimediare se abbiamo commesso un danno a discapito di qualcuno.
Di fronte ad un danno oggettivo il senso di colpa ha una funzione sociale perché ci orienta a non fare del male agli altri, e qualora facessimo del male ci spinge a porre rimedio.

Quando il senso di colpa diventa pesante da sostenere?
Nel momento in cui non esiste nessun motivo o fatto  oggettivo per provare senso di colpa, cioè nessun danno oggettivo nei confronti dell'altro.
La nostra mente ci inganna e ci fa provare un'emozione che non ci aiuta ma anzi ci sabota e appesantisce. Si possono anche presentare reazioni fisiche come ansia, senso di soffocamento, stanchezza e svogliatezza.
Quello che ci succede quando proviamo senso di colpa negativo viene descritto molto bene in questa immagine:


Ci troviamo in una situazione dove sentiamo che qualcosa non va, ci chiediamo  cosa e arriviamo all'interpretazione  che quello che è successo dipende solo dalle nostre azioni, che avremmo potuto fare meglio, o aiutare un amico, o non lasciare all'asilo nostro figlio per andare al lavoro. Le  conseguenze sono negative per l'autostima  e venendo meno una valutazione oggettiva della situazione si verrà soprafatti da un forte senso di colpa che comprometterà la  salute.

Come gestire il senso di colpa negativo?
  1. Valutare se abbiamo commesso oggettivamente un errore
  2. Capire quali sono le nostre responsabilità
  3. Convincersi che non dipende tutto da noi, e che non abbiamo il controllo su tutto
  4. gli errori si possono riparare
Esempio:
la mamma  lascia il proprio bambino in casa con la baby sitter per rientrare al lavoro. Durante la sua assenza cade facendosi male. La mamma si sentirà in colpa e non vorrà più andare al lavoro. Si innesca il circolo vizioso e si annienta autostima e lucidità. Per gestire il senso di colpa negativo è necessario che la mamma analizzi l'eccessivo senso di responsabilità e colpevolezza che si attribuisce, come se dipendesse tutto da lei. E' importante che capisca  che non è tutto sotto il suo controllo, e che la caduta del bambino si sarebbe potuta verificare anche se fosse rimasta in casa. 





martedì 12 giugno 2018

Come essere felici?

Voglio condividere con voi un aforisma che ho letto oggi casualmente mentre facevo colazione in un bar di Cagliari: " Un'ora al giorno almeno, bisogna essere felici".  
Questo aforisma è la copertina di un libro redatto  dalla cooperativa ZANZARA, cooperativa sociale nata a Torino come progetto di creatività e integrazione nell’ambito del disagio mentale in difesa dei diritti umani, della libertà, e della giustizia.
Mi hanno colpito subito tre parole UN'ORA- BISOGNA- FELICI.
Queste parole mi hanno fatto  riflettere su come   essere felice. Non esiste una formula magica ma maggiore attenzione verso sé stessi, dedicarsi più spazio e tempo per vivere la propria felicità. 
Ma come dedicarsi più spazio? 
Rallentare i ritmi frenetici ritagliandoci un'ora almeno per fare ciò che ci piace; lasciare andare i sensi di colpa  che ci portano a procrastinare i nostri bisogni ritenendoli meno importanti di quelli altrui;
osservare il mondo con occhi nuovi focalizzando l'attenzione sul presente e su ciò che di positivo ho vissuto oggi.

La mia riflessione va sulla parola felicità, intendendola non come uno stato finale, ma come un'emozione da riscoprire giorno per giorno all'interno della  quotidianità, dedicandosi almeno UN'ORA DI TEMPO. Un percorso di crescita personale da realizzare quotidianamente per raggiungere  una nuova visione di sé e del mondo.