Perché il silenzio ci fa paura?
Perché percepiamo il silenzio come inattività, assenza e possiamo provare un forte disagio che cerchiamo di superare parlando a tutti i costi per riempire quello che ci sembra un vuoto.
Il silenzio è percepito anche come un peso difficile da sopportare sia quando siamo soli sia quando siamo in compagnia perché è per alcuni una mancanza di capacità comunicativa: "non sono capace di intrattenere un dialogo" "tutti parlano sempre, quindi se io non trovo argomenti allora sono sfigato!" "Non voglio provare disagio quindi devo parlare".
Se il silenzio è percepito come incapacità a dialogare e ad avere argomenti, il più delle volte ci fa sentire diversi, isolati, e ci fa provare vergogna e paura.
Ma la verità è un'altra.
Secondo Paul Watzlawick, padre della comunicazione, uno degli assiomi della comunicazione è che "l'essere umano non può non comunicare", quindi anche quando stiamo in silenzio comunichiamo. La nostra rinuncia a parlare è comunque un atto comunicativo e nel silenzio comunichiamo attraverso il non verbale con sguardi, sorrisi, abbracci e vicinanza ai quali gli altri rispondono. Laddove non vediamo comunicazione, la comunicazione c'è.
Il silenzio ha molti aspetti positivi: è utilissimo per ascoltare e capire l'altro e per capire noi stessi. Come potremmo aiutare l'altro se non fossimo capaci di fare silenzio e ascoltare?
Quando siamo in silenzio possiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo, e capire ciò di cui ha veramente bisogno.
Una delle causa dello stress quotidiano deriva dall'incapacità delle persone di fermarsi e fare silenzio dentro di sé. Siamo sempre di corsa, bombardati da stimoli continui, fermarsi e imparare ad ascoltare il proprio respiro ci permette di ricongiungerci con la parte più profonda di noi iniziando una buona terapia contro lo stress.
E' importante rivalutare il silenzio e apprezzarlo nelle sue diverse sfaccettature.
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