martedì 27 settembre 2011

Posso aiutare il mio bambino a gestire le sue emozioni?


Nell’arco della giornata,  i nostri bambini sperimentano svariate emozioni delle quali non conoscono il nome e che spesso
fanno fatica a contenere e capire.
Per esempio, quando il bambino vuole fare ciò che desidera ma in quel momento non può, l’emozione provata viene tradotta in reazione comportamentale: il bambino si esprime con il pianto e buttandosi in terra battendo braccia e gambe.
Il genitore si trova in difficoltà non sapendo se assecondare il capriccio o imporsi, e spesso potrebbe dire:Ma non ti vergogni? sei grande e piangi ancora?" "Smettila di fare i capricci, se ti butti per terra un'altra volta la mamma ti lascia qui da solo, così impari!" 
Ciò che si scatenerà nella mente del bambino
è che non è giusto quello che sta provando, cioè la rabbia, e che il genitore non lo capisce; ne conseguirà che la volta successiva il "capriccio" sarà ancora peggio e così ogni volta, proprio perché il bambino cerca un "contenimento". 
È fondamentale che in questo caso il genitore rimandi al bambino l’emozione che sta provando,  permettendogli di riconoscerla e sentirsi accettato. Il genitore potrebbe dire: “sei arrabbiato e lo capsico, volevi giocare ancora, ma la mamma non vuole che ti butti per terra e che fai scenate. Non ti è permesso. Mi dispiace che tu sia arrabbiato con me, ma la mamma vuole tornare a casa e tu non puoi stare qui da solo. Se domani avrò più tempo, ci fermeremo di più.”
Il  genitore dovrà riconoscere l’emozione e spiegarla al bambino; non dovrà rimproverarlo per ciò che prova o disconoscere la sua emozione. Riconoscere e accettare le emozioni, anche se spiacevoli, e di conseguenza spiegarle, permette al bambino di crescere senza svalutarsi.
 Pensate ad un bambino che ha paura del buio: non vorrà stare solo nella sua stanza, potrebbe piangere, fare capricci. Se il genitore dice: “non devi avere paura”, il bambino che ha paura, ma non lo sa, penserà  che provare paura non sia normale; proverà sentimenti di autosvalutazione poiché gli altri non lo provano e lui si. Il genitore potrebbe invece dire: “"Lo so che hai paura! Anche mamma aveva paura quando era piccola come te! Forza, fai un bel respiro e prova a stare nel tuo letto, la mamma starà con te per un po’”. Affinché il bambino conosca le sue emozioni e le sappia gestire è importante che il genitore funga da modello ed esprima per primo le sue emozioni.
È di fondamentale importanza prestare attenzione al mondo emozionale ed affettivo del bambino, insegnandoli a riconoscere e contenere le proprie emozioni e a riconoscere i propri pensieri negativi. Il tutto costruito in modo preciso sull’età del bambino.
Prendere in considerazione la dimensione affettiva del bambino permette di insegnargli modalità efficaci di gestione delle difficoltà, che lo aiuteranno a evitare comportamenti distruttivi sia in famiglia che a scuola.
Ma anche in questo caso è importante che il genitore, prima di aiutare il bambino, faccia un lavoro su sé riconoscendo pensieri negativi che influenzano le proprie emozioni e l’interpretazione della realtà e del bambino; è importante ristrutturarli per gestire al meglio le proprie reazioni.
Il genitore, quindi,  attraverso corsi per genitori (parent training) sarà pronto a capire e gestire le reazioni e verso il proprio bambino e del proprio bambino, aiutandolo a modificare i pensieri negativi.
Può essere d’aiuto per il genitore la terapia razionale  emotiva di Ellis (1955): al genitore verrà insegnato a capire se stesso e il proprio bambino con i principi della terapia razionale emotiva. Il genitore potrà  liberarsi di pensieri irrazionali, come per esempio “Non posso controllare il comportamento di mio figlio”, e di emozioni negative dettate da una scorretta percezione del bambino “Mio figlio si comporta intenzionalmente in questo modo per provocarmi”.
La terapia razionale emotiva secondo Ellis parte dal presupposto che alla base di comportamenti ed emozioni negativi vi sarebbero pensieri irrazionali, che influenzeranno la percezione della realtà.
I principi fondamentali secondo Ellis sono:

  1. Il modo in cui ci sentiamo emotivamente dipende da come pensiamo.
  2. Quando proviamo sofferenza emotiva tanto da bloccare le nostre azioni è perché prevalgono pensieri disfunzionali;
  3. I pensieri disfunzionali che conducono alla sofferenza emotiva possono essere identificati e razionalizzati;
  4. Sebbene il disagio degli esseri umani ha numerose determinanti, il loro mantenimento dipende da ciò che l'individuo continua a pensare;
  5. Il modo più efficace per ridurre la sofferenza emotiva consiste nel cambiare il proprio modo di pensare.
 Intorno agli anni settanta Ellis e suoi collaboratori applicarono ai bambini i principi della RET (terapia razionale emotiva) sperimentati con efficacia nel campo clinico. Sempre in quegli anni si inizia a parlare di Educazione Razionale Emotiva.

 L’educazione razionale emotiva si propone come obiettivo quello di sviluppare nel bambino la capacità di pensare in modo razionale per ridurre stati d’animo eccessivamente negativi, e facilitare l’insorgere di emozioni positive.   L’obiettivo è aiutare il bambino a modificare il suo dialogo interno negativo attraverso giochi, storie e metafore. L’educazione razionale emotiva si utilizza con bambini in età scolare; con bambini più piccoli è importante che il genitore segua un percorso personale di comprensione delle proprie emozioni e pensieri, per poter capire e contenere le emozioni del proprio figlio.  

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