Lo stalking: ora è punibile
Origine del fenomeno e novità legislative
A seguito della recente approvazione del disegno di legge da parte del Consiglio dei Ministri, il complesso pattern comportamentale noto come stalking, oggi è punibile penalmente (art.612 bis, atti persecutori)
Risale al 1997 la coniazione del termine, sostantivo derivato dal verbo inglese to stalk –proprio del linguaggio tecnico della caccia, traducibile in lingua italiana con “fare la posta,cacciare in appostamento”. Lo stalking è un complesso pattern comportamentale caratterizzato dalla ripetuta imposizione di contatti e/o comunicazioni sgradite alla vittima, tali da suscitare in essa preoccupazione. Lo stalking comporta molestie che hanno una continuità nel tempo e che possono compromettere il funzionamento sociale e il benessere psicologico della vittima.
All’inizio degli anni ottanta, coinvolse soprattutto personaggi dello spettacolo. Intorno alla prima metà degli anni’90 coinvolse l’interesse scientifico di autorevoli esperti del campo psichiatrico forense e medico legale, quali Zona, Meloy e Galeazzi, Aramini in Italia.
Lo stalker
Nonostante l’unitaria etichetta nosografica fornita dal nostro settore medico, nella prassi non è possibile parlare di una altrettanto unica condotta persecutoria propria dello stalker.
Lo stalker mette in atto una condotta illecita che varia da caso a caso. Trattasi, generalmente, di individuo di sesso maschile che sceglie una vittima di sesso femminile con la quale è altamente probabile l’esistenza di una relazione sentimentale pregressa. Lo stalker può essere chiunque, dal momento che stalker non è sinonimo di malato di mente. Tuttavia, è possibile riscontrare in alcuni casi l’esistenza di una sindrome
( sindrome delle molestie assilanti), in rapporto eziologico con le molestie.
La definizione di sindrome delle molestie assilanti - proposta di recente da autorevoli voci (Galeazzi, Curci, 2002)- rimanda ad un quadro sindromico attinente una patologia della comunicazione e della relazione, quadro che, dunque, pone al centro dell’attenzione la relazione molestatore-vittima.
Sono state individuate due possibili definizioni dello stalker: quella di “erotomania non delirante o borderline” e quella di “inseguitori ossessivi”
Nel primo caso – erotomania borderline - le molestie persistenti nei confronti della vittima – con la quale normalmente lo stalker ha avuto una relazione sentimentale– configurerebbero un tentativo di difesa dalla ferita narcisistica suscitata dall’abbandono.
Nel secondo caso – inseguitori ossessivi – le ossessioni rappresenterebbero l’elemento fondamentale che spinge lo stalker ad atti caratteristici come pedinare,spiare, seguire, aggirarsi attorno alla vittima.
Ulteriori dati forniti dalla letteratura rilevano tra gli stalkers alti tassi di prevalenza di disturbi di personalità
Modalità d’azione dello stalker
Il mezzo più utilizzato nello stalking è, soprattutto nella fase iniziale, il contatto telefonico. Seguono il pedinamento, l’incontro “casuale” sul luogo di lavoro o, comunque, in ambienti frequentati dalla vittima, il cui spazio relazionale, professionale e personale diventa il terreno di conquista dello stalker.
Il progresso tecnologico ha creato anche spazio per lo stalking via Internet, un
sistema di comunicazione che rende più difficile l’identificazione del molestatore.
I ripetuti rifiuti da parte della vittima possono indurre lo stalker a manifestazioni aggressive, a violenza sessuale e, in casi estremi, all’omicidio.
Secondo Meloy (2000), l’omicidio si verifica in meno del 2% dei casi e lo stalker assassino è generalmente un ex partner rifiutato; coltelli e armi da fuoco sono i mezzi lesivi più utilizzati.
La violenza nello stalking è definita generalmente “affettiva”, caratterizzata da paura e collera di fronte al timore di una minaccia immediata; raramente, la violenza nello stalking è premeditata e, in questi casi, sono alte le probabilità dell’esistenza di una sociopatia nel molestatore
Stato psicologico della vittima
La vittima, in seguito all’evento, sperimenta un grave deterioramento mentale che la porta a non condurre più una vita serena, per via dei timori generati dalle molestie assillanti.
Le pazienti manifestano il ricorrente timore per l’incolumità propria e dei propri cari. Il timore sfocia nel bisogno estremo di alterare le proprie abitudini di vita per sottrarsi alle minacce sempre più stringenti.
La vittima sperimenta un trauma vero e proprio con sintomi come ansia, insonnia, e altri vari quadri sintomatologici tipici di un Disturbo Post Traumatico da Stress.
La vittima colpita da tale disturbo ripercorre l’evento traumatico attraverso sogni spiacevoli, ricordi ricorrenti ed intrusivi come se il fatto si stesse ripresentando; ne consegue un intenso e logorante disagio psicologico.
Risulta necessario, pertanto, un sostegno psicologico che ha come obiettivo quello di aiutare la paziente a ritrovare se stessa e la propria dignità, allontanando quel senso di colpa e di vergogna che molto spesso prova poco dopo l’evento.
Dott.ssa Dafne Guandalini
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