venerdì 21 dicembre 2018

Quali risvolti comporta un eccesso di BUONISMO?



In questo periodo più che in altri tutti ripetono " A natale bisogna essere più buoni" e da questo parte la mia riflessione.

Porgere sempre e comunque l'altra guancia per principio,  essere buoni solo perché è Natale, essere simpatici con chi non ci piace perché bisogna avere sempre buoni rapporti con tutti, negare sentimenti ed emozioni negative insite dentro di noi come invidia, gelosia e risentimento, dove ci porterà? Quali effetti avrà sulla nostra vita?

Il rischio è di negare parti di sé determinando con il tempo in risvolti psicologici come qualche forma d'ansia o di depressione, con un abbassamento dell'autostima. 

Infatti il "buonismo" a tutti i costi ci porta a reprimere una parte di noi, quella che viene definita la più "Cattiva" ma comunque essenziale perché parte del nostro IO. 

E si, dentro di noi non è tutto rosa e tutto bello, dentro di noi ci sono il bianco e il nero, la luce e il buio, varie sfumature  di colore e di emozioni... anche quelle negative!

E' importante non condannarci quando mostriamo il nostro lato meno bello, perché se lo accettiamo senza reprimerlo riusciremo a volerci più bene e ad avere maggiore benessere.

giovedì 20 dicembre 2018

Perché il silenzio ci fa paura?


Perché il silenzio ci fa paura?

Perché percepiamo il silenzio come inattività, assenza e possiamo provare un forte disagio  che cerchiamo di superare parlando a tutti i costi per riempire quello che ci sembra un vuoto. 
Il silenzio è percepito anche come un peso difficile da sopportare sia quando siamo soli sia quando siamo in compagnia perché è per alcuni una mancanza di capacità comunicativa: "non sono capace di intrattenere un dialogo"  "tutti parlano sempre, quindi se io non trovo argomenti allora sono sfigato!" "Non voglio provare disagio quindi devo parlare".
Se il silenzio è percepito come incapacità a dialogare e ad avere argomenti, il più delle volte ci fa sentire diversi, isolati, e ci fa provare vergogna e paura.

Ma la verità è un'altra. 

 Secondo Paul Watzlawick, padre della comunicazione, uno degli assiomi della comunicazione è che "l'essere umano non può non comunicare", quindi anche quando stiamo in silenzio comunichiamo. La nostra rinuncia a parlare è comunque un atto comunicativo e nel silenzio comunichiamo attraverso il non verbale con sguardi, sorrisi, abbracci e vicinanza ai quali gli altri rispondono. Laddove non vediamo  comunicazione, la comunicazione c'è. 
Il silenzio ha molti aspetti positivi: è utilissimo per ascoltare e capire l'altro e per capire noi stessi.  Come potremmo aiutare l'altro se non fossimo capaci di fare silenzio e ascoltare?
Quando siamo in silenzio possiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo, e capire ciò di cui ha veramente bisogno. 
Una delle causa dello stress quotidiano deriva dall'incapacità delle persone di fermarsi e fare silenzio dentro di sé. Siamo sempre di corsa, bombardati da stimoli continui, fermarsi e imparare ad ascoltare il proprio respiro ci permette di  ricongiungerci con la parte più profonda di noi iniziando una buona terapia contro lo stress.

E' importante rivalutare il silenzio e apprezzarlo nelle sue diverse sfaccettature.








mercoledì 19 dicembre 2018

Perché le festività ci fanno provare tristezza?

Per alcuni di noi le festività, come il natale e il capodanno, sono  momento di felicità ma anche di tristezza.  Il più delle volte queste festività ci trasmettono un forte senso di vuoto e malinconia, e la prima reazione che viene in mente è quella di scappare, magari su un isola deserta dove non si festeggia per niente ( ammesso che esista!) 

State tranquilli perché queste sensazioni sono momentanee, passeggere e tutto sommato normali. Gli americani parlano di "Holidays Blues" che non ha niente a che vedere con la depressione vera, ma è  un senso di tristezza circoscritto solo alle festività, che tende a passare. 

Ma Perché si prova tristezza? La risposta sta nel vivere il natale e il capodanno influenzati dall'esterno. Ci troviamo sommersi da "doveri" su come dobbiamo festeggiare, con chi dobbiamo festeggiare, quanto dobbiamo essere felici, che Natale significa farsi tanti regali, che a capodanno dobbiamo a tutti i costi divertici. Sommersi da tutti questi "doveri" e aspettative chi riesce a essere felice?

Per esempio il natale nella cultura occidentale è la festa della famiglia,  ma chi una famiglia non c'è l'ha? O chi non ha più affetti perché nel corso del tempo li ha persi? Scatta il  confronto con il passato e la mancanza della famiglia ci fa provare malinconia. In questo caso è opportuno ridefinire il concetto di famiglia. Meno standardizzato e più personale.

Quindi come si può sopravvivere a questo periodo? 
👉Prima di tutto riconosci e accetta le tue emozioni sia negative, come la tristezza , sia positive. E' il fardello ma anche il dono che il natale ci porta. 
 👉 cerca di dare alle feste un significato personale, non vincolato dall'esterno
👉 mantenete aspettative realistiche,  per esempio non aspettandovi di divertirvi a tutti i costi come fanno tutti o di ricevere super regali!
👉 Ridimensionate le pretese  e ascoltate di più i vostri bisogni  e desideri
👉 Vivere le feste significa mantenere le proprie routine e stili di vita  soprattutto sani: questo vi aiuterà a superare la stanchezza di questo periodo  e a viverlo meglio 
👉 Se avete bisogno di stare un pò soli prendetevi tempo per voi senza sentirvi in colpa
👉 e invece di fare bilanci sull'anno che sta per passare pensate a gli obiettivi da raggiungere per l'anno che verrà💪💪

Natale e capodanno si stanno inesorabilmente avvicinando e voi come vi sentite?

Buona riflessione a tutti!

martedì 18 dicembre 2018

Come posso aiutare un' amica/o depresso?

Vi sarà capitato di stare accanto a un amico depresso o parente, e vi sarete resi conto di quanto sia difficile.
Nella maggior parte dei casi non è servito a niente rassicurarli, spronarli a fare o stimolarli.  Avrete cercato tutte le parole possibili ma nessuna vi è sembrata abbia fatto effetto su di loro.  Alle volte avrete pensato che fossero arrabbiati con voi o che vi odiassero perché tutti i tentavi fatti per aiutarli  sono caduti nel vuoto.  I sentimenti che avrete provato sono frustrazione e un forte senso di impotenza, e di rabbia. 
Tutto normale perché la situazione che state vivendo  è difficile sia per chi è depresso ma anche per chi gli sta accanto. 

 🚧🚧Che fare? 
E' importante partire prima di tutto dalla comprensione di ciò che è la depressione. Nelle parole della poetessa Alda Merini  si può capire qual'è il nucleo del disagio: "il depresso è come un vigile urbano sempre fermo sulla sua catastrofe". Ed è per questo che ci sembra che niente funzioni con lui/lei. Stare su una visione negativa di sé, del mondo e del futuro provoca nella persona depressa  conseguenze sull'umore e a sua volta altera la sua reattività alla vita esterna. Le persone depresse sono intrappolati dietro uno schermo nero che non consente di vivere la vita con gioia e entusiasmo.

Quindi che aiuto si può dare da amico a un amico, a un parente, o compagno che soffre di depressione?
👉Iniziare a cambiare il modo di comunicare possa aiutarvi a relazionarvi meglio con un parente o amico depresso. 
🚫Si può partire da ciò che è meglio che evitare di dire tipo :" Tirati su, dai"
Questa affermazione è inutile perché guarire dalla depressione non è questione di volontà. Chi è depresso non finge, non sta facendo capricci. Ha davvero difficoltà a fare, parlare, partecipare alla vita quotidiana, e quindi con la  frase "Tirati su, dai" non facciamo altre che farlo sentire incompreso e in un certo senso rimproverato.
 🚫Altra frase da evitare è " Se continui così sto male anche io".  Non si può addossare il proprio malessere a chi già sta male. Anche in questo caso spetta a voi, che state bene,  trovare un modo per interagire con la persona depressa senza assorbire la sua tristezza. Per esempio potreste trovare più spazi per rilassarvi e pensare a voi. Chi aiuta ha bisogno di trovare un giusto equilibrio fra il prendersi cura dell'altro e il prendersi cura di sé. 
E' importante avere consapevolezza che il malessere dell'altro non dipende da voi ma dal suo stato. Voi potete stargli accanto con rispetto e comprensione. Per esempio potreste proporgli in modo dolce ma deciso di uscire insieme a fare una passeggiata. E nel caso non accettasse la vostra proposta non demordere ma ritentare con amore e fiducia.

Alle volte i gesti sono la cura più efficace nei casi di depressione.

venerdì 14 dicembre 2018


Cosa avete provate quando qualcuno vi ha detto "L'ho fatto per il tuo bene"?

Quando è capitato a me mi sono sentita sbagliata e inadeguata. Io non avevo chiesto aiuto e sentirmi dire quelle parole mi ha fatto sentire ingrata. Per non ferire l'altro e perdere il suo amore ho preferito mettere in discussione le mie scelte. 
Perché ci sono persone che si prendono il diritto di rinfacciarci un aiuto che non abbiamo chiesto? E perché noi glielo permettiamo? Di chi è la colpa?
Incontreremo persone che cercheranno di farci sentire in debito o in colpa, che cercheranno di farci sentire sbagliate.  Dietro l'affermazione "L'ho fatto per il tuo bene" si potrebbe nascondere una persona manipolativa che vuole gestire la tua vita e che non si chiede cosa pensi o senti. Il suo obiettivo è di avere potere e controllo facendoti sentire sbagliata.
Non possiamo cambiare l'altro, ma possiamo  iniziare a lavorare su noi stessi. Il lavoro è di consapevolezza, cioè è importante iniziare a riconoscere le caratteristiche dello stile comunicativo manipolativo.

Di solito la persona manipolativa cerca di condizionare l'interlocutore provocando un'emozione negativa come senso di colpa per ottenere un risultato personale. La vittima inconsapevole sentirà di non poter tradire le aspettative del manipolatore e per non perdere il suo amore lo asseconderà.
 Per comunicare con una persona manipolatrice devi essere consapevole di questa dinamica. In secondo luogo puoi affrontare il manipolatore e non accettare passivamente quello che ti dici;  puoi fargli delle domande come "Vuoi la mia opinione al riguardo?" .
 Stare con l'altro non significa subirlo o accettare passivamente e inconsapevolmente quello che dice o fa, ma imparare a far valere noi stessi, i nostri diritti. Ristabilire dei limiti è importante.
Quello che dicono in terapia le persone che subiscono passivamente la comunicazione dell'altro è sempre lo stesso:  " forse l'altro ha ragione" "forse ho sbagliato io," "lui/lei lo ha fatto solo per il mio bene". Il senso di colpa è così forte che si perde la libertà di reagire e dire di no.
Uno dei segreti più importanti in qualsiasi tipo di rapporto, ma sopratutto per comunicare con una persona manipolatrice, è imparare a dire “no”.






martedì 11 dicembre 2018

Chi sa amare ama anche se stesso. Se può solo amare gli altri, non può amare affatto ( Erich Fromm)


E' importante imparare a volersi bene, prendersi cura di sé. Non è semplice perché volersi bene non è un atto razionale basato sulla volontà che attivo con un pulsante. Ma si può iniziare provando ad ascoltare le emozioni alimentando ogni giorno l' "amore verso di sé". Così sarà più facile accettarsi e ci saranno benefici per la propria autostima. Inoltre provando amore per noi riusciremo a darlo anche agli altri: una persona non può dare agli altri quello che non ha.

lunedì 10 dicembre 2018

Sai dire di NO al tuo compagno?

“ Rinunciare alla spontaneità e all'individualità significa soffocare la vita (Erich Fromm)


Sai dire di No al tuo compagno? E quando è giusto dire di no?
La risposta non è facile: è certo che gli assolutismi non portano da nessuna parte, e in coppia è necessario mediare e a volte fermarsi un attimo per capire cosa è meglio fare per stare bene. Capire quando è giusto dire No necessita la capacità di ascoltarsi e prendersi tempo, e agire d'impulso non è mai una buona scelta. 
Inizia a riflettere: dici di No solo per importi e avere sempre l'ultima parola o per rispettare te stessa/o e la tua volontà? 
Se invece dici sempre SI perché lo fai? Hai paura di essere abbandonata, non amata, o deludere l'altro? 
Molte persone credono che stare in coppia significhi soffocare la propria individualità invece che imparare a condividerla con l'altro. 


Come nel disegno  sopra, due individualità si incontrano per creare un noi mantenendo la propria individualità, senza avere una totale sovrapposizione. 

C'è invece chi rinuncia alla propria individualità nella coppia spinta dal timore che marcare le differenze allontani il partner. Questo è un falso mito e sono sicura che sapete qual'è il prezzo da pagare nel portare avanti questo genere di comportamento. 

Hai difficoltà a dire di no e questo ti fa star male? 
Partecipa al seminario del 22 dicembre. Per prenotarti mandami una email.